La storia raccontata da Jean Giono , pubblicata nel 1953, è la storia di un pastore di nome Elzerard Bouffier il quale ebbe il merito di aver ripiantumato un’intera zona della Provenza , alle pendici delle Alpi , di querce betulle e faggi grazie ad una costante attività quotidiana durata vent’anni. La storia ha inizio nel 1913 quando il narratore , dopo aver smarrito la strada durante un’escursione ed essersi ritrovato in un’area completamente desertificata e senz’acqua , incontra un pastore di nome Elzerard Bouffier il quale lo ospita nella sua dimora , lo disseta e lo ospita raccontandogli la propria storia. Rimasto vedovo si era ritirato in montagna conducendo una vita riservata con l’obiettivo di migliorare il luogo desolato in cui viveva piantando una foresta . Come !? In tre anni aveva a piantato 100mila ghiande confidando che sarebbero nate 10.000 querce, 1 su 10 ce l’avrebbe fatta. Il narratore torna sul posto dopo svariati anni e ritrova un paesaggio completamente trasformato con alberi alti, l’acqua che scorreva nel ruscelli ed una varietà di piante che si estendeva per una zona di 11 chilometri. Ritrova anche Elzérard Bouffier, divenuto apicultore, che continua a visitare ogni anno. La piantumazione proseguirà speditamente e molti l’attribuiscono a fattori naturali non conoscendo la passione, la continuità del lavoro svolto per anni da Elzerard Bouffier. In seguito la nuova foresta viene posta a tutela dallo Stato ed il villaggio abbandonato inizierà a ripopolarsi con nuove coltivazioni e fattorie. Il racconto termina con la illustrazione della morte serena e tranquilla di Bouffier nel 1947, fiero di aver raccolto quanto seminato.
Si è tentato di attribuire allo scritto un profilo autobiografico di Jean Giono ma lo stesso escluse tale ipotesi così come confermò che la storia era stata inventata:
“Mi dispiace deludervi, ma Elzéard Bouffier è un personaggio inventato. L’obiettivo era quello di rendere piacevoli gli alberi, o meglio, rendere piacevole piantare gli alberi”.
Per una strana coincidenza temporale nello stesso periodo in cui è ambientato il racconto la nostra cittadina ha ospitato un personaggio al quale piaceva molto piantare gli alberi , arrivando a darle anche il nome di un albero ( Pineto ),
Josè Saramago , nel libro ” Di questo mondo e degli altri ” , ci regala uno spazio commovente nel descrivere lo stato d’animo del nonno negli ultimi giorni della sua esistenza , risaltando il particolare rapporto che aveva con gli alberi : ….. ” Ma l’immagine che non mi abbandona è quella del vecchio che cammina sotto la pioggia, ostinato e silenzioso, come chi compia un destino che nulla può cambiare. Se non la morte. In quel momento, però , questo vecchio , che è mio nonno , non sa ancora che morirà . Ancora non sa che pochi giorni prima del suo ultimo giorno avrà la premonizione che la fine è arrivata e andrà , di albero in albero del suo podere, ad abbracciare i tronchi , a congedarsi da loro , dai frutti che non mangerà più , dalle ombre amiche.. “
Anche l’ombra di un albero diventa amica !
Di recente è stata reintrodotta la giornata della festa dell’albero ( 21 Novembre ) così come i sindaci , al termine del loro mandato devono relazionare circa l’attività svolta per la piantumazione di nuovi alberi; alcuni Comuni hanno iniziato a censire gli alberi monumentali , simbolo del proprio territorio . La Città Sottile avrebbe molto da censire e da tutelare .