Vi sono alcune strutture o costruzioni appartenenti a luoghi lontani e vicini , disegnati o fotografate, figlie anche di romanzi di formazione quali i castelli , le torri ed i fari che hanno da sempre suscitato un proprio fascino , contenitori di storia e di attese, di partenze e di arrivi , di lavoro e di osservazione. Sulla costa abruzzese imperano i totem di un vecchio metodo di pescare conosciuti con il termine trabocco , etimologicamente variegato , una struttura di legno di Aleppo che ha garantito il pescato per generazioni agli abitanti della costa . Ora , questo attrezzo che si erge e si sviluppa a forma di ragnatela , ha acquistato una valenza paesaggistica, naturalistica e di promozione della costa abruzzese . Chi non ha avuto ancora modo di assaggiare i momenti deliziosi di una cena su un trabocco si perde qualcosa di particolarmente intimo, di singolare perchè alle diverse portate si alternano momenti di osservazione della quiete del mare e del saluto del sole, a momenti di riflessione sulla valenza marinaresca della struttura , immaginando le non secondarie fatiche di un tempo richieste per la raccolta del pescato . Sono stato sempre affascinato dal faro come simbolo ed indentità di una costa, ma il trabocco suscita ancora più emozione in quanto, soltanto a guardarlo si ha la sensazione che stia lì immobile a raccontare la storia di intere famiglie, dei loro sforzi , delle loro speranze e della loro ripetitiva quotidianità .
Ordunque la costa pinetese la possiamo suddividere in tre zone, quella tradizionalmente sabbiosa, quella a maggiore tutela con la presenza di dune nell’area marina protetta e quella ghiaiosa che dal fiume Vomano si estende fino alla zona nord di Pineto. Questa ghiaia ritenuta da sempre fastidiosa negli ultimi anni, in assenza di alcuna possibilità di poterla rimuovere, è stata rivalutata in quanto sono stati concepiti nel frattempo diversi modi di vivere la spiaggia, meno comodi e rilassanti , ma comunque vitali . In questo tratto piccoli frammenti di spiaggia sono stati adattati ad alaggi per imbarcazioni a vela , sono spuntate zone d’erba destinate a cucire la spiaggia con la pista ciclabile, stile lungomare di Scerne; diversi sono gli amanti della pesca con lenza con il proprio raggio d’azione esistenziale ; da ultimo alcuni frangiflutti ed i pennelli proiettati al largo iniziano a conferire a questa spiaggia un’aspetto particolare ed esclusivo, non roccioso ma figlia di tante pietre . Proviamo ad immaginare due o tre trabocchi dislocati in questo tratto di spiaggia; proporrei chiamarli istituzionali o comunali con libero accesso e fruibilità da parte di tutti ( naturalmente previa regolamentazione ) i cittadini . Sarebbe una ulteriore chicca e punto di attrazione del ns. territorio da aggiungere alla ricostruzione della Torre del Vomano al termine della pista ciclabile. Qualcuno eccepirà sicuramente che la ns .zona è priva di tradizione marinaresca se non nella declinazione della piccola pesca e di quella sportiva ; che il contesto della costa dei trabocchi è ben diverso con i fondali limpidi grazie alla presenza uniforme della roccia; che storicamente e per tradizione il trabocco non ci appartiene. Nonostante tutto proviamo ad immaginarne la presenza e l’utilizzo non funzionale all’attività di pesca ma soltanto per fini attrattivi non escludendo la possibilità di potervi realizzare una piccola ristorazione. Non avremmo il copyright ma a volte bisogna avere il coraggio di mutuare le cose belle e positive da altri territori conferendogli la giusta valenza ed adattibilità . Anche la ghiaia non ci sarà più ostica magari se in compagnia di qualche frangliflutto o di masso roccioso in più !!!